fbpx

Finalmente l’incontro con l’Amazzonia. Con i suoi alberi maestosi che sembrano parlare, i fiumi che scorrono lenti e poi vorticosi, e tutte le specie animali che trovano qui un grande nido e habitat per la loro vita.

Questo nuovo articolo vuole essere una condivisione di esperienze dell’esplorazione che ci ha portato ancora una volta a seguire delle rotte disegnate dal nostro intuito, all’avventura, e a imparare viaggiando e mettendosi alla prova. Scrivo mentre ancora questa esperienza è in corso. Siamo partiti per conoscere i luoghi che vorremmo visitare in Agosto insieme al gruppo dopo il Cammino Inka, mentre abbiamo già lanciato il viaggio per Dicembre-Gennaio dal titolo Peru Visionario: dalla Selva alle Ande.

Dopo 8 ore di autobus da Cusco, siamo arrivati a Puerto Maldonado, la capitale del Distretto di Madre de Dios, (nella mappa) considerato la porta di accesso peruviana per l’Amazzonia del Sud. La città è veramente caotica e disordinata; qui il fiume Tambopata si riversa nel Rio Madre de Dios, che poi raggiunge e attraversa la Bolivia, e che 1500 chilometri dopo, in Brasile, si unisce al Rio delle Amazzoni. Da Puerto partono molte spedizioni per la Riserva Tambopata, ma la nostra idea è un’altra: risalire il fiume Madre de Dios, per arrivare a Salvaciòn dove abbiamo fissato un incontro con un curandero della zona, e infine risalire in quota a Paucartambo per la grande Fiesta de la Virgen del Carmen che si celebra dal 15 al 18 Luglio. Una festività cattolica nella quale confluiscono tantissime tradizioni pre-colombiane…vedremo!

Dopo una notte a Puerto Maldonado, arriviamo al Porto dove cerchiamo un passaggio per risalire il fiume; la risposta: la risalita è troppo lenta e costosa. Meglio allora prendere un colectivo (bus) fino a Boca Colorado: si risparmiano ore di viaggio e da lì si possono trovare delle lance (barche lunghe tipiche della zona) che risalgono il fiume. E così, trovato il bus, ci lasciamo alle spalle la città polverosa e ancora tappezzata di cartelli della recente visita di Papa Francesco a Maggio.

Dopo 2 ore di bus, ci mettiamo in una barca per guadare un grande fiume; poi con un’altra mezz’ora in jeep finiamo in questo piccolo e rumoroso paese di minatori sulle rive del fiume Madre de Dios, nel quale confluisce a poca distanza il Rio Colorado.  Solo in un secondo momento capiamo cosa voglia dire Boca Colorado: Boca, ovvero la Bocca, l’imboccatura per risalire il fiume Colorado. Colorado, invece, significa colorato. Le sue acque infatti diventano molto rosse durante il periodo piovoso. E non è forse un caso che Colorado sia anche il nome del mitico stato degli Stati Uniti d’America legato alla ricerca dell’oro: anche qua, sulle rive di questo fiume i cercatori d’oro lavorano dall’alba al tramonto per trovare le pagliuzze dorate tra le argille e sabbie del fiume.

Dopo la prima notte in questo paesino, arriviamo speranzosi al fiume; purtroppo parte solo una barca, ma non carica nessuno a bordo. Non ci resta che meditare nel bar-capanna di fronte al fiume, con i pensieri e il tempo che fluiscono lenti come le acque del fiume di fronte a noi (nella foto sopra, l’immagine simbolo di questa attesa). Nel pomeriggio, mentre ci grigliano un delizioso pesce di fiume, (come si vede nella foto, brutto ma delizioso 🙂 ) riusciamo a contrattare per il giorno successivo una lancia che risalga il fiume verso Boca Manu e Shipitiari. Tuttavia, il conducente della barca non ci dà l’impressione di essere molto sicuro quando ci promette di rimediarci i posti per la mattina successiva. Così l’indomani ci svegliamo di buon’ora e arriviamo al fiume ancora avvolto dalla “neblina”, la nebbia dell’umidità amazzonica. Dopo mezz’ora di attesa, il conducente arriva: purtroppo non c’è posto per noi; ci dice che però dovrebbe arrivare una barca vuota per la stessa tratta verso le 10.

Mentre attendiamo sulle rive del fiume, il tempo passa e chiacchieriamo con i barcaioli, diventati ormai nostri grandi amici. Alle ore 11, di barche nessuna traccia; solo allora vediamo Alfredo, un ragazzo che ci aveva offerto un passaggio il giorno precedente, ma che sarebbe arrivato a Barranca, un pueblito dove è quasi impossibile trovare barche per continuare la navigazione verso Shipitiari. Ciononostante è la nostra ultima speranza e così, con ardore, gli chiediamo di allungare un pò la sua navigazione e portarci fino a Boca Manu, da dove passano molte imbarcazioni per continuare la risalita. Probabilmente la foga e un pizzico di disperazione nei nostri occhi lo convincono ad accordarci il passaggio. La ciurma è composta da Alfredo, il capitano (nella foto a fianco al timone), il mozzo Percy (a prua), Ricardo (alla mia destra nella foto), anche lui passeggero; un uomo buono sui 55 anni con l’aria da professore che vuole andare trovare la figlia nel villaggio di Diamante; e infine Lorenzo (che ha scattato la foto:).

Eravamo già pronti per partire, ma l’arrivo della polizia, che accusa Alfredo di contrabbando di legna e di benzina, rovina i nostri piani. Dopo che la polizia ha portato Alfredo nel commissariato locale, ci rimettiamo a sedere sulla riva del fiume, aspettando che la nostra buona stella ricominci a brillare. E lei non ci delude perché di lì a poco un poliziotto ci avverte che il nostro barcaiolo sarà libero di partire a breve e, ovviamente, noi con lui.

Finalmente all’una di pomeriggio, partiamo alla volta di Shipitiari e Salvaciòn, con Boca Manu come obiettivo per la notte. (continua…)