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L’iniziazione dei catari avveniva tramite il passaggio in varie grotte.

Tre erano le fasi principali:

  • Formazione,
  • Riformazione,
  • Trasformazione.

Dopo un anno di iniziazione nella montagna di Bugarach, ecco che il giovane neofita iniziava il suo percorso spirituale nella grotta delle chiese d’Ussat, che abbiamo esplorato con Jacopo e Allegra a maggio scorso e che farà parte di una delle tappe del Viaggio nella Francia Visionaria.

Per arrivarci occorre essere della zona oppure domandare a qualcuno del posto, avere fortuna e imbattersi nel sentiero. Si tratta infatti di tre grotte molto ampie alle quali è possibile avere libero accesso, grotte che hanno almeno diecimila anni e che sono state scelte dai catari come luoghi di rifugio e come laboratori, oltre che come luoghi di culto.

Ritornando al nostro giovane iniziato, egli superava dunque la soglia, la muraglia simbolica che divide il mondo materiale da quello spirituale, per lui ancora sconosciuto. Accompagnato da un anziano, egli entrava nella grotta “des églises” di Ussat.

Questo è l’inizio di un lungo periodo di formazione, di una vita scandita dal lavoro, dallo studio, dalle preghiere e dai digiuni.

Attraverso gallerie sotterranee e seguendo i sentieri montagnosi, l’iniziato raggiungeva le grotte vicine, le cripte, i laboratori, la cappella, le cucine e con il passare del tempo la sua percezione interiore si affina.

Dopo aver raggiunto un altro gruppo di grotte ( “Ramploque”, l’Ermite e le Grand-Père), proseguirà la sua iniziazione nelle tre grotte sacre di “Kepler”, “Mès-Naut” e “Ka.

Nella prima grotta, prima di ricevere il “Consolamentum” (una cerimonia battesimale effettuata con l’imposizione delle mani, che permetteva al novizio di far parte degli angeli caduti che sarebbero tornati al cielo) il futuro Perfetto doveva abbandonare il suo stato di “bruco”, la sua vita legata alla materia e doveva sbarazzarsene moralmente.

Nella seconda grotta, quella di Més-Naut, il “bruco” si addormentava in una crisalide dopo la morte della sua prima materia, quindi l’uomo materiale si trasformava in “uomo-spirito”. Nella terza grotta la crisalide si trasforma in un insetto perfetto che prende il volo, un’Anima perfetta: l’uomo-spirito si trasforma infine in un’Anima-Luce risvegliata.

La grotta di Betlemme

Nella terza tappa della “rinascita” il futuro Perfetto veniva condotto nella più importante delle grotte: quella di Betlemme, a Ornolac: una volta attraversata la “Porta mistica” che separa i mondo dei “vivi secondo l’anima” dal regno dei morti, aldilà si trovava una grande casa di pietra dei preti catari.

E’ proprio in questa grotta che l’iniziato diviene Perfetto.

Essa ha una struttura di forma oblunga e vi sono due entrate: una all’ovest per i perfetti, l’altra riservata al Gran Maestro.

Davanti alla prima entrata, scolpito nella parete rocciosa, si trova un grande pentacolo e non molto lontano, un altare di granito sopra il quale c’era il vangelo cataro di Giovanni alla prima pagina, differente dall’inizio della Genesi.

“All’inizio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e la Parola era Dio.

Il Verbo era all’inizio con Dio.

Tutto è stato fatto dalla Parola, e senza di lei, niente è stato fatto.

In lei era la vita, e la vita era la Luce degli uomini.

La Luce brilla nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno accolta.”

Il Vangelo secondo Giovanni – inizio

A proposito di sacre reliquie, si dice che una delle alcove della grotta ospitasse una coppa, probabilmente il Santo Graal?

L’Endura – una pratica che serviva alla meditazione?

Molti storici e teologici sostengono che per i catari l’Endura consistesse nel digiuno totale al quale essi si sottoponevano lasciandosi morire di fame e di freddo, una sorta di suicidio volontario per liberarsi da tutto ciò che era materiale e quindi non necessario e lontano da Dio.

Tuttavia se prendiamo il termine “Endura”, che deriva dall’occitano, possiamo tradurlo come “privazione”, “digiuno”, “resistenza” (dal francese “endurance”) o perseveranza.

Per tale motivo altre fonti sostengono che tale pratica si trattasse di un digiuno rituale riservato ai consoli (adulti battezzati dall’imposizione delle mani, i così detti “perfetti”), che aveva come scopo quello di entrare in degli stati di coscienza particolari, come ad esempio quello della meditazione, permettendo all’uomo di staccarsi dalla materia per abbracciare il mondo spirituale.

La cattedrale degli Albigesi

grotta lombrives

Nel 1244 dopo la sconfitta di Montségur (clicca qui per leggere l’articolo), la grotta di Lombrives diventa il riparo di un perfetto, Amiel Aicard, vescovo cataro. Egli aveva ricevuto l’ordine di lasciare la fortezza sotto assedio nella notte e di trasportare a Lombrives il “tesoro sacro dei Catari”.

La parte superiore della grotta vide la morte lenta di 510 catari murati vivi nel 1328 su ordine di Jacques Fournier, inquisitore.

Le truppe cattoliche infatti non riuscirono a raggiungere i perfetti, la grotta era inespugnabile per questo decisero di murare le uscite. Tale grotta, considerata la più vasta d’Europa e oggi visitabile, è chiamata “La cattedrale degli Albigesi” e venne riscoperta 250 anni dopo la strage.

“La Montagna che piangeva i suoi bambini aveva costruito loro delle tombe di stalagmiti, sculture…

“Tra 700 anni questo lauro rifiorirà”, tale profezia si dice sia stata annunciata il 1321 à Villerouge dall’ultimo dei catari, Guillaume Bélibaste. Oggi, a distanza di quasi settecento anni, il catarismo trova ancora il modo di far parlare di se stesso attraverso libri, storie, viaggi e cammini.

Maria Elena Gattuso — Guida Mistica Francia Visionaria